"Ma io sapevo che aveva la malattia per le donne e che si perdeva con donne della peggiore e più unta specie nei vicoli del gasometro.
Non poteva stare senza donna la sera. E quando non riusciva a trovarne passeggiava su e giù per la città fino a notte inoltrata, furiosamente, confidando alle guardie notturne che solo in quel modo si stancava e calmava gli stimoli e le immagini che non lo lasciavano quieto...."
Esistono note vie in cui si possono trovare donne che svolgono il lavoro più antico del mondo, la prostituzione. Ora la situazione è questa, ma tempo fa, pensando magari all'epoca del fascismo, come e dove lavoravano queste donne? Iniziamo dicendo... Tutti conoscono le case chiuse? Queste, anche dette case di tolleranza, bordelli, case di appuntamenti o casino, erano abitazioni in cui si esercitava la prostituzione. Nell'antica Grecia e Roma le passeggiatrici, sinonimo di prostitute, erano considerate sacre, degne di rispetto e considerazione. Le case chiuse, però, sono state istituite da Cavour nel 1860. Le signorine che ci lavoravano venivano controllate da un medico due volte la settimana e tutte le sere passavano degli agenti in borghese ad assicurarsi che le case fossero in ordine, in modo che i clienti e i gestori sapessero che c'era una stretta sorveglianza dello Stato sulle attività. Le prostitute più lavoravano più venivano pagate. Una semplice prestazione faceva guadagnare una “marchetta” ed al giorno si arrivava più o meno 35 “marchette” a donna. C'era però il pericolo che potesse nascere l'amore tra il cliente e la prostituta: per far sì che ciò non accadesse, le ragazze non restavano in una casa mai più di quindici giorni, a parte nelle case più povere nelle quali potevano restare anche per mesi.
Le case presentavano un salone d'ingresso, dove venivano esposte le ragazze e si potevano pagare le prestazioni. Al piano superiore, vi erano le camere: erano presenti alcune camere molto affollate in cui lavoravano anche 30 signorine contemporaneamente ed in altre stanze restavano solo 3-4 ragazze, anche loro lavoranti nello stesso tempo.
Come dettava la tradizione, i neo-diciottenni venivano portati in queste case di tolleranza per conoscere “le gioie del sesso”. Spesso, però, capitava che ragazzi minorenni, accompagnati da adulti, venivano fatti entrare e accettati ugualmente.
Le case chiuse suscitavano molto scalpore tra il popolo. Pur essendo frequentate da ogni ceto sociale, erano considerate luoghi scandalosi, nonostante fossero presenti in molti paesi. Nel 1948 venne proibito il rilascio di nuove licenze, ma le case non furono costrette a chiudere fino al 1958, con la Legge Merlin.
Ora, dopo una riflessione personale, sono arrivata alla conclusione: sulla strada o in case chiuse, laprostituzione c'è da sempre, che si aboliscano i bordelli o la si renda illegale, non viene eliminata. E voi, sareste favorevoli alla riapertura delle case chiuse?
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