giovedì 9 giugno 2011

Il gabinetto, la ricchezza che tutti possiedono.

" Aveva fatto installare il water a sue spese con entusiasmo senza pari, noncurante dei dubbi del''idraulico circa la solidità e la portata delle travicelle (...) 
Il cav. Esposito non si era limitato ad installarvi il water ma ne aveva abbellito i muri personalmente con carta da parati, di un rosso brillante con arabeschi dorati (...) poi aveva steso per terra un tappetino di gomma a riquadri, aveva provveduto al rullo per la carta e a un vaso di porcellana contenente la scopetta delle pulizie"






La storia del nostro water comincia secoli fa, ai tempi dei Romani. A quel tempo, esistevano le latrine pubbliche, dei veri e propri buchi modellati nell'argilla o nelle pietra ma uguali per tutti, senza distinzioni di ceto sociale.
Passiamo al Medioevo, dove il degrado igenico fa venire la pelle d'oca: i bagni nemmeno esistevano e se a qualcuno "scappava", qualsiasi vicolo buio o stradina diventava il gabinetto, infatti, molte malattie si diffusero a causa di questa difficile situazione e molti abitanti morirono. Nelle grandi e sontuose corti dove il re e i suoi sudditi abitavano, i bagni erano dei buchi, sporchi e chiusi in stanzette strettissime, dove era difficile mouversi e l'odore era insopportabile.
Arriviamo a noi, negli anni trenta e quaranta, quando solo alcune persone possedevano il water, che oggi troviamo in tutte le case. Questi erano coloro che avevano un ceto medio-alto e quindi nemmeno i comuni cittadini possedevano un gabinetto proprio, ma usufruivano dello sgabuzzo comune che non garantiva niente di buono.  Un bagno con rubinetto, water e i vari accessori per la pulizia era di estrema rarità, tanto che alcune persone, nel nostro caso il cav. Esposito, si vantavano quasi di averne uno, considerandolo quasi come un tesoro di famiglia, qualcosa di assolutamente prezioso e intoccabile. Sembra una cosa strana e buffa ma era così: il gabinetto era considerato una ricchezza, anche se il suo valore in termini di lusso non è un granchè. Nemmeno io riesco a trovare una spiegazione a tutto ciò ma cosa ne pensate voi?

mercoledì 8 giugno 2011

C'è chi può, e chi non può..

"..Ma dentro quella porta diventava un altro. Di ora in ora un impulso nuovo metteva radici in lui: il martellar delle arterie del collo, quel sapore caldo come di sangue che gli saliva in bocca portando via tutta la freschezza della saliva, quelle ventate che gli avvampavano il viso trafuggendolo nei nervi, che gli facevano menar la gamba destra come un arrotino in un tremito senza tregua, in quello stato di debolezza estrema in cui si veniva a trovare di colpo, si accavallavano ad altre sensazioni ancora più inattese e a volte perfino imbarazzanti e scomode alle quali egli stesso non sapevain alcun modo porre rimedio."


Com'è noto a tutti i preti fanno voto di castità (ovvero astinenza dal sesso) e di celibato (ovvero non possono sposarsi). Detto questo dovrebbe essere sottinteso che abbiano fatto queste scelte essendone completamente consapevoli. In realtà c'è chi è destinato a questo stile di vita fin dall'infanzia e negli anni cerca di autoconvincersi di essere soddisfatto pienamente e di non avere nessun tipo di bisogno al riguardo. Con riferimento a questo argomento, ho riscontrato pareri diversi. Secondo alcuni la castità è troppo dura per resistere tanto tempo  senza 'sgarrare', e trovano comprensibile il fatto che debbano recupare tutto in una relazione 'clandestina'. Altri pareri (che personalmente trovo più credibili) dicono che il voto di castità sia un patto con Dio, un matrimonio. Il sacerdote è come un nuovo 'Dio' che cerca appunto di seguire il suo cammino rimanendo casto e facendo una serie di sacrifici. La trovo una cosa fattibile, ma solo per i preti che decidono di dedicarsi completamente alla Chiesa. E qui entra in scena Don Gastone, un prete affidatosi alla religione troppo in fretta, che a trent'anni com'è normale che sia si sente attratto soprattutto fisicamente dalle donne. Un'attrazione che aveva represso ma che ora non riesce a controllare e con Fedora nasce una morbosa relazione, quasi violenta.  Sicuramente tra le conseguenze della castità c'è la sensazione di tormento, e di colpevolizzazione talvolta per aver avuto certi pensieri. ci sono certi momento davvero duri, in cui uno deve lottare con sè stesso per trattenersi, in cui desidererebbe tanto tantissimo comportarsi come non dovrebbe neanche immaginare un prete. Ma la soluzione è sempre la stessa: se non ce la fai, è perchè non lo vuoi abbastanza.

A.V, 1es.
E vissero tutti felici e contenti?

"Tutto il rione aveva dimenticato don Gastone e la notizia di una malattia così disonorevole gli aveva strappato di dosso ogni fascino."
"E Cena, rifiuto di riformatorio, ladro e miserabile a dodici anni, abbandonò con essa le strade di questa terra."


Il finale di questa storia non è di certo la conclusione di una favola, assomiglia piuttosto ad una tragedia di Shakespeare e le ultime pagine hanno fatto perdere ogni speranza per chi spera sempre in un lieto fine. Questo finale, completamente diverso da quello del libro precedente ( Acciaio), non lascia spazio all' immaginazione, forse perchè tratto da una storia vera. Nessuno può immaginarne uno diverso da quello scritto: la morte di cena, quella futura di don Gastone, la condizione di solitudine in cui si ritrovano Fedora e Sergio. Senza dimenticare un nuovo figlio di N.N. (figlio di Fedora e don Gastone) orfano di padre ancora prima di nascere...
Prima della visione del film il libro era piaciuto alla maggior parte della classe ma in seguito è stato ancora più apprezzato perchè più dettagliato e capace di descrivere meglio le vicende avvenute. A me il libro è piaciuto molto anche se, essendo una sognatrice, avrei preferito un "...e vissero tutti felici e contenti", e certamente avrei cambiato la conclusione. Una fine triste è infatti più in linea con il resto della storia, che narra un un bambino che vive nella povertà, così come la maggior parte dei personaggi.

Il vostro finale come lo vorreste?

martedì 7 giugno 2011

La tbc: malattia mortale


“… Tornammo all’imbrunire e don Gastone era scosso da una tosse sempre più forte tanto che per la strada fu costretto a fermare la macchina più volte perché la tosse gli impediva di guidare. Quando arrivammo salì da Fedora e si distese sul letto. Sudava e aveva la febbre. Più tardi quando tornai lo trovai ch’era seduto sul letto, con una salvietta nelle mani. La salvietta era inzuppata di sangue e alcuni fazzoletti anch’essi sporchi di sangue erano sparsi attorno …”


La tubercolosi è una malattia infettiva causata da micobatteri chiamata anche bacillo di Koch. La sua causa principale è un batterio aerobi otico che si divide ogni 16-20 ore. La tbc attacca solitamente i polmoni ed un terzo della popolazione mondiale è infetta e nuove infezioni avvengono alla velocità di una per secondo. Ma non tutte le infezioni sviluppano la malattia completa , infezioni asintomatiche sono molto comuni;  nonostante questo una su dieci diventerà malattia attiva, che se non trattata uccide più di metà delle sue vittime. Come si trasmette? Quando una persona che soffre di tubercolosi polmonare attiva tossisce, starnutisce, parla o sputa, espelle goccioline di aerosol. Uno semplice starnuto può espellere oltre 400.000 di queste particelle ed ognuna di queste gocce può trasmettere la malattia; mentre in caso di tbc renale può trasmettersi attraverso le urine e può essere trasmessa anche sessualmente. Quando l’organismo viene a contatto con il batterio della tbc vengono prodotti anticorpi che tengono sotto controllo il bacillo evitando la manifestazione della malattia; in questo modo il batterio può rimanere inattivo per molti anni. Quali sono i sintomi della malattia? Nella maggior parte dei casi la malattia porta a tosse prolungata, catarro bianco-giallastro con segni di sanguinamento, perdita di peso, febbre, stanchezza persistente e sudorazione notturna.  La diffusione del batterio porta a formazione di noduli più o meno grandi nel tessuto polmonare. E le condizioni di trasmissione? Ovviamente la trasmissione non è facilissima, ma questa può essere facilitata da una presenza di una carica batterica elevata, da un ammalato non in terapia e da un ricambio d’aria assente o scarso. Quindi non è possibile  contrarre la malattia da un malato che tossisce in un luogo pubblico. Come posso scoprire se ho la tubercolosi? L’unico modo è eseguire il test cutaneo della tubercolina che consiste in piccoli aghi imbevuti di tubercolina applicata sulla parte interna dell’avambraccio.  La tbc è una malattia molto pericolosa che può portare anche alla morte, tuttavia con le terapie antitubercolari il 95% dei pazienti guarisce completamente dalla malattia.


L. Z.

UN NUOVO N.N.

“Fedora si decise un giorno a uscire di casa; non lo faceva da due mesi e così tutti si accorsero e poterono vedere e toccare che lei era incinta. Credo di essere stato l’unico a correrle incontro appena uscì in cortile.
-Hai una bella pancia!- dissi -Sei incinta?
[...] – Sì- disse.
-E’ stato don Gastone a metterti incinta?
-Sì- disse.
-E lui lo sa?
-Sì.
-E i preti lo sanno? …”

 

Un figlio N.N. , di genitori Non Noti, quindi nato senza nozze era uno scandalo per i tempi passati.
Uno scandalo che ha perseguitato Sergio e che avrà tormentato un altro bambino, il piccolo nato da Fedora e don Gastone.
Se solo faceva scalpore un figlio nato senza il vincolo del matrimonio pensate che turbamento morale potesse scaturire la nascita di un bambino figlio di un prete e una giovane bella donna che pratica il lavoro più antico del mondo.
Lui, prete giovane e bello, oggetto di desiderio di tante signorine ancora zitelle, con lei, giovane donna che vanta rapporti con ogni ufficiale vicentino e non solo.
Una relazione difficile, complicata e strana.
E nonostante tutto un figlio nascerà da loro.
Un figlio innocente ma visto dagli altri come una macchia di peccato, con la scritta N.N. portata sulla fronte, attaccata dietro la schiena, scritta sugli occhi, apparentemente invisibile ma allo stesso tempo leggibile da tutti. Ma secondo voi si potrà sorvolare?
Le signorine ameranno don Gastone così tanto da accettare una possibile proposta di trascurare questo fatto? O si sentiranno rifiutate e talmente ferite da ingigantire lo scandalo?
E quindi don Gastone si toglierà la veste di sacerdote per vivere una vita normale con Fedora e il bambino o farà finta di niente e cambierà città per dirigere una nuova chiesa?
A voi le risposte per un nuovo possibile finale.

E. C.



L'uomo italo-fascista



L’Italia ‘on Gastò,chiustu paese d’uommene cu’ i c…! Vuie m’avite ditto..



Il cavalier Esposito è un personaggio significativo del libro, sia per la posizione che prende, che per quello che rappresenta.
All’inizio del libro si capisce subito che è il tipico uomo degl’anni ’30 , napoletano, che crede negli ideali della retorica fascista, orgoglioso e fiero di essere italiano, e che vede in Mussolini il salvatore della patria.
Questo suo modo di concepire la vita politica del momento è rappresentato dalla sua vecchia divisa,ormai tutta consumata, ma che per lui significa far vedere di essere un italiano vero.
Il fatto che tenesse le figlie chiuse in casa mostra la sua mentalità meridionale tipica di quegli anni; in più è orgoglioso e geloso del suo sgabuzzino adibito a bagno perché questo lo fa sentire più moderno e benestante.
Con la sua mentalità maschilista, tipica del fascismo, il cav. Esposito ammira in Don Gastone proprio quello che dovrebbe disapprovare, attribuendogli degli atti impuri che ancora Don Gastone non ha compiuto, e anche per il fatto che tutte le zitelle lo ammiravano e se lo contendevano, questo segno che era, nella mentalità del cavaliere, un vero Uomo. Infatti rimane molto deluso quando Don Gastone smentisce le sue convinzioni, cioè ribadisce la sua innocenza.
Quella virtù che il cav. Esposito esige dalle figlie, che virtuose non sono affatto,nemmeno lui la possiede, dato che all’arrivo di Fedora,tutta la sua dignità si sbriciola, e questo è rappresentato dal crollo del suo prezioso bagno.
La venerazione nei confronti di Don Gastone si trasforma in odio, gelosia e invidia, quando realizza che Fedora ama,contraccambiata, il prete. Il punto è che il povero cav. Esposito sognava Fedora, e la desiderava , ed era sconvolto e innamorato dalla sua sensualità. Egli si sarebbe accontentato di uno sguardo, o di una piccola carezza, ma anche in questo resta deluso, e ne esce distrutto.
Questo personaggio, a mio parere, è negativo: pieno di superbia, sprezzante verso chi lo circonda, con una mentalità retrograda e maschilista al massimo, servo del potere, debole coi forti e forte coi deboli.
E’ proprio un italiano dell’epoca: meschino, arido e falso persino con sé stesso.
Evidentemente la società fascista produceva questi personaggi spregevoli e l’Autore, attraverso il cav. Esposito, riesce molto bene a dimostrarcelo.


L. E.

lunedì 6 giugno 2011

IL "FATTACCIO" DI CENA





" Poi vidi Cena lasciarsi andare leggermente proprio alle sue spalle e mentre la guardia sparava ancora una volta, Cena gli saltò addosso colpendolo nella schiena col coltello: era tutto appuntito come se insieme alla lama anche lui avesse voluto penetrare nella schiena della guardia. Piangeva e singhiozzava e quando la guardia si volse, atterrita dicendo "Noh!" lui con gli occhi spalancati e brillanti era già pronto e di nuovo ficcò il coltello nel ventre della guardia singhiozzando:"Mamma mia, mamma!"



Agire d'impulso a volte può essere utile, altre, invece, può rovinare delle vite.
Prendiamo come esempio Cena, un bambino diverso da tutti gli altri, un bambino che vive nella miseria, che fa di tutto  per poter avere anche solo un pasto al giorno, perfino rubare o commettere furti. Infatti è proprio così che, una notte, commette un errore che si porterà appresso per sempre: uccide un uomo, una guardia.
Un  omicidio, commesso da un minorenne soprattutto, è un reato che non si dimentica molto facilmente, un peso che, poco a poco, finisce per rovinare anche la vita di chi l'ha compiuto.
Cena, in una situazione complicata, ha agito d'impulso. Era troppo tardi per scappare e perciò ha fatto la prima cosa che gli è venuta in mente, con un coltello in mano.
Tutto questo per dire che è facile agire senza prima pensarci sopra ma è difficle poi porre rimedio agli eventuali danni.
Anch'io alcune volte compio azioni che avrei potuto evitare se solo avessi pensato prima di farle. Senza andare sul complicato come un omicidio, basti pensare anche solo a quanti litigi con i genitori, con gli amici, errori in ambito sentimentale e lavorativo, si sarebbero potuti evitare.
Quante volte si pensa "Oddio, se ci avessi pensato prima non sarebbe successo!"
Ci sono diversi tipi di errori, da quelli più piccoli a quelli irrimediabili ma questi ultimi possono rovinare, oltre che la vita degli altri, anche la propria! Per questo io sono del parere che sia meglio pensare prima di agire, anche se, lo so, a volte è veramente difficile!
E voi cosa ne pensate? Siete d'accordo con me?

F. R. 1Es

LA PERDITA DI UNA PERSONA CARA

“E io non me la levo, non me la levo e non me la levo! Oh! Se è sporca e rotta vuol dire che lavoro per il fascismo e il Duce. E allora che ne dite voi delle bandiere del Risorgimento? Son brutte e vecchie, tutte stracciate. Son forse disonorevoli? E rifiutava il grembiule minacciando di andarsene”






Per noi uomini la morte significa abbandono e distacco da una persona che amiamo e tutto questo ci provoca dolore e sofferenza. Per chiunque è difficile superare la perdita di una persona cara, ma non dobbiamo rimpiangere tutta la vita qualcuno che non ci sta più vicino, al contrario dobbiamo cercare di superare il dolore, portando con sé i ricordi felici e positivi dei momenti passati insieme.
Nel libro ci è stato presentato il personaggio del cav. Esposito che, a mio parere copre le vesti di una persona abbastanza strana, infatti in certe occasioni è riservato e chiuso, mentre altre volte rappresenta l’ eccesso.
Tiene dentro di sé tutti i propri sentimenti e le proprie emozioni, fino a scoppiare, arrivando così
all’ esagerazione, di conseguenza trascurando le cose più importanti e concentrandosi solamente su quelle futili e senza alcun senso.
Il cav. Esposito non esprime le proprie emozioni parlandone con le figlie, anzi, al contrario le tiene chiuse sotto chiave in casa, sottovalutandole e trattandole come degli animali, perciò cerca di superare il lutto arrampicandosi sugli specchi. Ad un certo punto inizia a dedicarsi al fascismo, diventando un fanatico del Duce, dimenticandosi delle figlie e delle cose davvero importanti della vita.
Dopo la morte della moglie gli sono rimaste solo le cose materiali e superficiali perché non ha saputo conservare gli affetti e tenere unita la famiglia.
Credo che nella vita le cose materiali non rendano veramente contente le persone perché penso che la felicità sia avere una famiglia che ci ama e ci vuole bene e ci sta vicino e ci aiuta nei momenti di bisogno.
E voi cosa ne pensate?

G. V. 1Es

venerdì 3 giugno 2011

TRA ACCIDENTI E FIGURE SQUALLIDE!




Uno scroscio di calcinacci e di tavelle piovve giù dal gabinetto e rovinò nel cortile.Un altro scroscio di calcinacci scese dall'alto finché il pavimento del gabinetto si spezzò,crollando sotto il peso del water.Il cav. Esposito restò miracolosamente appeso alle putrelle di ferro che sostenevano lo sgabuzzo,nudo dalla cintola in giù,e i calzoni neri da cavallerizzo pendevano aggrovigliati nelle bretelle e nel cinturone.

Il tanto atteso Duce sta arrivando a Vicenza e il cav. Esposito corre nel suo gabinetto a mettersi elegante,ma proprio in quel momento succede un disastro.Il pavimento gli si spezza sotto i piedi e rimane sospeso in aria come un babbeo,con i calzoni che gli scivolano giù e con la dignità che la può guardare svolazzarsene via.Questo sotto gli occhi di tutti che gli gridano contro ogni tipo d'offesa:sporcaccione,delinquente persino assassino perché i calcinacci hanno investito dei poveri malcapitati.Il cav. Esposito non ha certo rotto di proposito il suo gabinetto dal momento che ne è estremamente geloso e dato anche che era impegnato a prepararsi per l'arrivo di Mussolini.D'altronde gli accidenti hanno sempre un tempismo perfetto a capitare nel momento più sbagliato e se ne fregano dei nostri interessi..
Mi ricordo che un sabato di un po' di anni fa dovevo andare ad un concerto,ero elettrizzata perché era il primo della mia vita.Quella sera ”venne giù” il diluvio universale:pioggia,lampi,grandine.Il concerto era all'aperto e i vari impianti elettrici si erano rovinati;dopo circa un'ora che aspettavamo inutilmente,sotto la pioggia,bagnati fradici come degli stracci per lavare per terra,gli organizzatori si degnarono di comunicarci che il concerto era annullato.Insomma,una sfiga che neanche se vai a cercarla non la trovi!Comunque quella sera alla faccia del cantante che avrebbe dovuto esibirsi,io e mia mamma andammo a prenderci una bella pizza maxi e ci divertimmo lo stesso a raccontare tutto quello che era successo a mio papà e a mio fratello.
Ma questa esperienza non è niente se penso ad altri accidenti,quelli dove ci si svergogna da soli e si fanno certe figure imbarazzanti per le quali ci si vorrebbe sotterrare,un po' come ciò che è successo al Cav. Esposito,che si ricorda per un bel pezzo..avete presente,no?

E.R.